Pietro Lacava e Guglielmo Marconi

L’istituzione di un Premio “Pietro Lacava” per chi rovina la ricerca scientifica in Italia?

Una poco informata saggistica italiana, che utilizza i “si dice” come fonte storiografica continua a denigrare un uomo politico meridionale.

Nel 1896 l’inventore (Guglielmo Marconi) ottenne il primo brevetto che offrì con una lettera gratuitamente al Ministro delle Poste e Telegrafi del tempo guidato dall’on. Pietro Lacava, illustrando l’invenzione del telegrafo senza fili e chiedendo finanziamenti; la lettera non ottenne risposta e venne liquidata dal ministro con la scritta “alla Longara”, intendendo il manicomio posto in via della Lungara a Roma, con una clamorosa mancanza di intuizione e di lungimiranza da parte delle nostre improvvide autorità del tempo, assolutamente chiuse al progresso.[1]  

E Marco Saporiti in “La storia della telefonia in Italia…” dal suo canto scrive:

Prevedendo l’occorrenza di grandi capitali per proseguire negli esperimenti, Marconi si rivolse al ministero delle Poste e Telegrafi, al tempo guidato dall’on.Pietro Lacava, illustrando l’invenzione del telegrafo senza fili e chiedendo finanziamenti. La lettera non ottenne risposta e venne liquidata dal ministro con la scritta “alla Longara”, intendendo il manicomio posto in via della Lungara a Roma.[2] 

La fonte primaria di questo aneddoto è “orale”. Non esiste e non c’è alcun documento. Per primo ne parlò Luigi Solari (1873-1957), che fu Capo Divisione nel Ministero P.T. dal 1 ottobre 1904 al 16 gennaio 1906, nel suo libro (Storia della Radio, Milano, Treves, 1939) (pubblicato trentatre anni dopo aver lasciato il Ministero su “dicerie” addirittura di 15 anni prima)  nel quale accenna all’esistenza di un ricordo, negli ambienti del Ministero delle Poste e Telegrafi di quel periodo, di una ipotetica corrispondenza a proposito della scoperta di Marconi.

Lo stesso Luigi Solari –  amico e principale biografo di Marconi – non fece mai il nome del ministro.  Nell’articolo “Guglielmo Marconi e la marina militare italiana” pubblicato sulla rivista marittima nel febbraio del 1948, alla pagina 231 Solari fa riferimento alla nota scritta un po’ troppo frettolosamente dal Ministro delle Poste e dei Telegrafi, sulla lettera con la quale il giovane Marconi gli illustrava l’invenzione del telegrafo senza fili nel 1895.

Secondo quanto mi scrive in una e-mail il “Comitato Guglielmo Marconi”:

L’on.avv.Emilio Sineo (1851-1898) è stato Ministro delle Poste e Telegrafi dal 14 luglio 1896 al 25 febbraio 1898. Pertanto, poichè resse detto Dicastero solo dopo la partenza per Londra di Guglielmo Marconi, l’esistenza di una corrispondenza con Sineo, così come si legge in alcune biografie, è da escludere. Non esistono documenti del Gabinetto del Ministero P.T. che risalgono agli anni 1895 e 1896; esistono solo documenti amministrativi e del personale, sia presso l’Archivio Centrale dello Stato che presso l’Archivio del Ministero P.T. in via del Seminario, documenti che sono stati consultati e tra i quali nessuna traccia di un’eventuale corrispondenza con il Ministro precedente è stata ritrovata.[3]

Sappiamo però che:

Marconi, appena ventenne, cominciò i primi esperimenti lavorando come autodidatta e avendo come aiutante il maggiordomo Mignani. Nell’estate del 1894 costruì un segnalatore di temporali, costituito da una pila, un coherer (cioè un tubetto con limatura di nickel e argento posto fra due tappi d’argento) e un campanello elettrico, capace di emettere uno squillo in caso di fulmine.[4]

Tutte le fonti biografiche di Guglielmo Marconi ricordano che il 12 febbraio del 1896 l’inventore si recò con la madre in Inghilterra presentando a Londra, il 5 marzo dello stesso anno, la prima richiesta provvisoria di brevetto, col numero 5028 e col titolo “Miglioramenti nella telegrafia e relativi apparati”. Il 19 marzo ricevette dall’Ufficio Brevetti conferma dell’accettazione della prima domanda. Il 2 giugno dello stesso anno Marconi depositò all’Ufficio Brevetti di Londra una domanda definitiva per un sistema di telegrafia senza fili, n.12039, dal titolo “Perfezionamenti nella trasmissione degli impulsi e dei segnali elettrici e negli apparecchi relativi”.

Siamo nel 1896 vale a dire due anni dopo i primi esperimenti del 1894.

La famosa domanda di finanziamento quando sarebbe stata presentata al Ministro Lacava? Nel 1894 quando cominciarono i primi esperimenti o nel 1896 dopo il primo brevetto?

Le fonti storiografiche ci confermano che ci troviamo di fronte ad una “bufala”. Basterebbe consultare il sito della Camera dei Deputati (http://storia.camera.it/deputato/pietro-lacava-18351026/governi#nav) per accorgersi che le date non coincidono. Pietro Lacava fu Ministro delle Poste e Telegrafi nel Governo Crispi dal 10 maggio 1889 al 6 febbraio 1891, tre anni prima del primo brevetto e 5 anni prima dalle sperimentazioni di Marconi. Negli anni del Ministero Lacava alle Poste e Telegrafi (1889-1891) Guglielmo Marconi aveva 15-16 anni essendo nato a Bologna il 15 aprile del 1874.

Sembra quasi di trovarsi di fronte all’avvocato inventa-bufale che ha preso in giro l’Italia.[5]

Fabbricare e impacchettare bufale sul genere “strano ma vero”, balle di ogni tipo, la maggior parte divertenti, con un certo effetto, evidentemente comincia già alla fine dell’Ottocento. Bugie che colpirono anche l’onorevole Pietro Lacava il quale fu un personaggio di primo piano del Risorgimento lucano ed Italiano, statista di particolare impegno e onestà, riformatore tra i più interessanti del periodo storico giolittiano.

Come nasce allora la “diceria” del Ministro ottuso che rifiuta di finanziare Guglielmo Marconi? Ci sono alcuni “atti” della sua vita parlamentare che mi sembrano interessanti e da approfondire.

Prima riflessione: il suo impegno meridionalista.

Da considerare la provenienza geografica dei prefetti nell’ambito del più generale processo di “spiemontesizzazione” dell’amministrazione statale dopo l’Unità e del peso politico acquisito su scala nazionale dai diversi gruppi regionali della Destra e della Sinistra. Il primo ministero Depretis annovera ben 4 ministri meridionali, con Nicotera nel dicastero chiave dell’interno, affiancato, come segretario generale, dal suo amico Pietro Lacava, deputato di Potenza. Dei 38 nuovi prefetti nominati durante il primo ministero Depretis-Nicotera, con una operazione che provoca un radicale riassetto nella gestione politica e amministrativa delle province italiane, 9 sono i nati nelle regioni del sud che, aggiunti ai 7 originari delle isole portano complessivamente a 16 il numero dei meridionali (42,1 per cento). Tra questi 6 sono campani, 5 siciliani, 2 calabresi, 2 sardi e 1 della Basilicata (Giura). [5bis]

Secondo elemento di riflessione:il riformatore

Dopo l’Unità d’Italia i due servizi (poste e telegrafi) erano rimasti separati, sotto la vigilanza del Ministero dei Lavori Pubblici, nella Direzione Generale per le Poste e nella Direzione Generale per i Telegrafi. I due servizi vengono unificati con la nascita, nel 1889, del Ministero delle Poste e dei Telegrafi (decreto 10 marzo 1889, a firma di Francesco Crispi. Il ministro riformatore fu Pietro Lacava).[6]

Il monopolio telegrafico dichiarato con legge piemontese del 23 giugno 1853, veniva soppresso e questo deve aver provocato molte inimicizie all’allora neo-ministro. Le cronache dell’epoca rilevano gli scioperi dei telegrafici e registrano feroci attacchi nei confronti dell’uomo politico meridionale. Come pure, in quegli anni si registrò un “plebiscito” delle Camere del Lavoro contro il progetto Lacava (vedi: Giornale delle Camere del lavoro, 3 dicembre 1893).

La Camera del lavoro milanese, insieme con la Federazione delle Camere del lavoro, promuoveva e partecipava ad una mobilitazione contro un progetto di riforma delle Camere di Commercio, dovuto al ministro Pietro Lacava, che attribuiva a queste ultime alcune funzioni esplicative dalle Camere del lavoro (tra cui il collocamento, l’arbitrato e la statistica). L’agitazione delle Camere del lavoro, unita alla perplessità di alcune Camere di Commercio (tra cui quelle di Roma, Milano e Torino) finiva per affossare il progetto Lacava, offrendo alle Camere de lavoro l’occasione di confrontarsi con i problemi di interesse generale.[7] 

Terzo elemento: la politica lungimirante

Io trovai (disse il suo successore al Ministero P.T.) che l’onorevole Lacava aveva istituito la cartolina-vaglia, la quale ebbe un vero successo in Italia. Nei primi nove mesi se ne esitarono poco più di un milione (vedi: Atti parlamentari della Camera dei Deputati, volume 8, Roma, Tip.E.Botta, 1894)

Il 26 dicembre 1890, con apposita circolare, il Ministro Pietro Lacava, titolare del Ministero delle Poste e dei Telegrafi, avvertendo l’esigenza di fondare un Museo dedicato alla Posta e di affiancarlo a quello telegrafico, impartì le direttive…[8] 

In sostanza questo ministro meridionale dava fastidio. Negli ambienti del Dicastero P.T. era troppo presente e oltretutto lavorava e pretendeva che si lavorasse. Nacquero così delle “calunnie” che riemergono  ancora oggi.

Sul blog “Gravità zero” a firma di Claudio Pasqua (che propone un premio a chi frena la ricerca scientifica  dedicato a Pietro Lacava) si legge:

Dovete sapere che più o meno 100 anni fa, durante la guida del ministero delle Poste e Telegrafi il politico Pietro Lacava ricevette una lettera da Guglielmo Marconi in persona il quale illustrò l’invenzione del telegrafo senza fili chiedendo finanziamenti. La lettera non solo non ottenne risposta ma venne liquidata dal ministro con la scritta “alla Longara”, intendendo il manicomio posto in via della Lungara a Roma. Per il ministro erano farneticazioni di un pazzo. “Mio nonno non si fidava del governo italiano – dice il nipote – che ne ricorda la memoria. E non avendo ottenuto risposta andò in Inghilterra dove, presentato il suo lavoro, ottenne il brevetto e i necessari finanziamenti….” 

E su Wikipedia si legge, a dimostrazione (quod erat demostrandum) che si continuano a diffondere “corbellerie”:

Questo avvenimento costituisce una pesante e indelebile macchia su questo politico (Pietro Lacava) che, con il suo atteggiamento poco lungimirante e scettico, causò un pesante e incalcolabile danno economico all’Italia che non poté sfruttare i proventi e i ritorni economici che ne sarebbero scaturiti. (http://it.wikipedia.org/wiki/Pietro_Lacava)

Se è vera la storia della lettera autografata “alla Longara”, per altro mai trovata, allora il Ministro non era Lacava quanto piuttosto un suo successore. Pietro Carmine o Maggiorino Ferraris. Il primo nato a Como, il secondo nato ad Acqui ricordato, tra l’altro, per essere stato direttore della rivista “Nuova Antologia”, uno dei più importanti periodici culturali italiani.

Ministro Mandato Governo Legislatura
Ministro per le Poste e Telegrafi
Pietro Lacava 10 marzo 1889 – 6 febbraio 1891 Governo Crispi II Legislatura XVII
Ascanio Branca 6 febbraio 1891 – 15 maggio 1892 Governo di Rudinì I Legislatura XVII
Camillo Finocchiaro Aprile 15 maggio 1892 – 15 dicembre 1893 Governo Giolitti I Legislatura XVII
Maggiorino Ferraris 15 dicembre 1893 – 10 marzo 1896 Governo Crispi III Legislatura XVIII
Pietro Carmine 10 marzo 1896 – 11 luglio 1896 Governo di Rudinì II Legislatura XIX
Emilio Sineo 11 luglio 1896 – 14 dicembre 1897 Governo di Rudinì III Legislatura XIX

Anche i giornali, quotidiani e periodici, ovviamente hanno ripetuto in questi anni la falsa notizia.

Per esempio il Tirreno di Livorno:

Alla fine dell’Ottocento quando l’inventore del telegrafo senza fili era un giovane alle prime armi, scrisse una lettera al ministero Poste e Telegrafi per ottenere un finanziamento ai suoi esperimenti. Nella missiva al ministro Pietro Lacava, illustrò nei minimi particolari il principio base del telegrafo senza fili e i fortunati esperimenti che aveva condotto. Ma non ottenne risposta. Poi si è scoperto che Lacava liquidò la lettera con la scritta «alla Longara», intendendo con ciò il manicomio in via della Lungara, a Roma. Il 12 febbraio 1896, dunque, il giovane Marconi divenne il primo cervello in fuga della storia italiana: si recò con la madre in Inghilterra, presentò la richiesta di brevetto che fu accolta quattro mesi più tardi a Londra. (E’ stato un cervello in fuga, in “Il Tirreno” ed.Pisa, del 24 settembre 2009, pag.3)

E Mauro Longo da Londra su Il Fatto Quotidiano

Il vizio tutto italiano di sottovalutare i ricercatori e di perdere importantissimi brevetti per colpa di miopi burocrati non è solo un problema degli ultimi anni. Anche Guglielmo Marconi dovette subire la stessa sorte, oltre un secolo fa.Dopo aver manifestato una precocissima attitudine all’elettromagnetismo e alle telecomunicazioni, nel 1895, a soli 21 anni, Marconi si recò al Ministero delle Poste e dei Telegrafi per presentare una sua invenzione, “il telegrafo senza fili”, e chiedere relativi finanziamenti. Con una decisione entrata nella storia delle cantonate più colossali del mondo, l’allora Ministro Pietro Lacava liquidò la richiesta senza pensarci, auspicando addirittura il manicomio per chi l’aveva formulata. (Il Fatto Quotidiano del 6 settembre 2011)

Ma l’elenco sarebbe lunghissimo.

Per concludere. In vista del primo centenario dalla morte di Pietro Lacava (Corleto Perticara 21 ottobre 1835 – Roma 26 dicembre 1912) è venuto il momento di smentire una infamante notizia che è falsa, come è falsa la favola di Tommasino, il gatto nato in un cassonetto, diventato nababbo quando la sua ricca, ricchissima padrona (anche lei, guarda caso, lucana)  era deceduta, lasciandogli tutto il patrimonio: 10 milioni di euro. Una notizia-scoop dell’avvocato inventa-bufale, ripresa da tutti i giornali e da tutte le emittenti radiotelevisive italiane, un “caso mediatico” come quello del ministro che rifiutò di finanziare la grande invenzione del telegrafo senza fili e, quindi, della radio.


[1] Italo Scalera, I grandi imprenditori del XIX secolo. Centocinquant’anni di storia di Italia di scoperte, di invenzioni, di impresa, di lavoro, Seggiano di Pioltello (Mi), Rotolito Lombarda, 2011

[2] Marco Saporiti, La storia della telefonia in Italia. Da Marconi e Meucci ai giorni nostri, Milano, Cerebro, 2009

[3] Cfr.http://www.radiomarconi.com/marconi/brevettomarconi.html

[4] Marco Saporiti, op.cit.

[5] Manila Alfano, Giacinto Canzona da anni confeziona storie false in serie per farsi pubblicità  in “il Giornale” del 1 marzo 2012

[5bis] A.Ciampani, C.Fiorentino, V.Pacifici, La moralità dello storico, Soveria Mannelli (CZ), Rubbettino, 2004

[6] Vincenzo Franceschelli, Convergenza. La convergenza nelle telecomunicazioni e il diritto d’autore nella società dell’informazione, Napoli, Giuffrè, 2009, pag.39

[7] Maurizio Antonioli-Jorge Santos, Riformisti e rivoluzionari. La Camera del lavoro di Milano dalle origini alla Grande Guerra, Milano, FrancoAngeli, 2006

[8] Virginio Cantoni-Gabriele Falciasecca-Giuseppe Pelosi (a cura), Storia delle Telecomunicazioni, vol.I, Firenze, Firenze University Press, 2011, pag.943


3 responses to this post.

  1. Anche più di un secolo fa, se a qualcuno si dava fastidio le falsità potevano diventare “cose vere”. E’ vero che il tempo è galantuomo, ma Pietro Lacava ed il Sud con lui hanno forse aspettato troppo che si cancellasse questa macchia. Comunque meglio tardi che mai; così almeno nella ricorrenza del centenario potremo sbugiardare con dati di fatto chi volesse tirare fuori questa storia. Grazie a Rocco Brancati.

    Rispondi

  2. […] che tuttavia non è del tutto decaduta. Il docente e giornalista Luigi Di Gianni, in un breve studio del marzo 2012, analizza e mette in discussione un aneddoto che appunto riguarda i rapporti […]

    Rispondi

    • Posted by Rocco Brancati on 3 settembre 2017 at 12:57

      Luigi Di Gianni -che è mio amico- è un regista e non un giornalista. Tuttavia non ha mai scritto sulla vicenda.

      Rispondi

Scrivi una risposta a Rocco D'amato Cancella risposta